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[Introspettiva] PlayStation Portable Go N1000
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Messaggio #1 messaggio Tuesday 21 September 2010 - 21:25


I nostri più sentiti ringraziamenti vanno a Globaltecno per l'unità utilizzata nei test di questa recensione.

Il parco macchine Sony è, da un decennio a questa parte, pressochè sinonimo di videogiocare: in ogni parte del mondo, a qualsiasi persona si chieda, il nome PlayStation è sempre ed inevitabilmente associato all'idea stessa del sedersi comodamente sul proprio divano e trascorrere un'oretta tranquilla immersi nei mondi creati dalle fervide menti degli sviluppatori. Con le prime due iterazioni della sua macchina casalinga, il brand del "triangolo-quadrato-croce-cerchio" ha raggiunto traguardi secondi solo a mostri sacri del settore, un nome fra tutti GameBoy.
E forse proprio il non essere paga di quanto già ottenuto ha spinto la casa nipponica ad andare oltre, aggredendo proprio il mercato delle console da gioco portatili da sostanzialmente sempre feudo di Nintendo, che su di esso regnava sovrana anche dopo i flop disastrosi dell'era post-SNES: concentrando alta tecnologia e potenza di calcolo in 17x7,5 centimetri e dandogli l'ora conosciutissimo nome di PlayStation Portable o, in breve, PSP.

Da quel lontano 12 Dicembre 2004, davvero molta acqua è passata sotto i ponti, raccontando una storia ricca di successi per il mostro di potenza creato da Sony, ma anche di fiaschi clamorosi (i lettori converranno che alcuni "scivoloni" dei capoccia Sony sono oramai a dir poco epocali) e di una continua rincorsa a quello sfuggente Nintendo DS che di cedere lo scettro proprio non ha voglia, neanche dopo ben due restyling - Slim & Lite nel 2007, "Brite" nel 2008 - e tante funzioni aggiuntive. Pesante è stato anche lo scotto pagato per via della feroce opposizione alla scena underground mondiale, con un vero e proprio rimpiattino fra ingegneri ed hacker per bloccare/sbloccare l'accesso completo alla macchina, con in mezzo naturalmente i pirati che calpestavano scopi ed ideali di entrambe le fazioni. Non ci spingeremo oltre nel giudicare la performance del brand PlayStation, mentre vera protagonista di questo articolo sarà la terza revisione del portatile PSP, portatrice di una visione tanto classica quanto nuova del videogioco secondo Sony: parliamo ovviamente della PlayStation Portable Go, oramai giunta al suo primo compleanno e con un suo ben definito posto nel panorama videoludico.
E' stata vera gloria? Il nuovo modello di distribuzione dei contenuti esclusivamente online è davvero il futuro dell'industria o la casa nipponica ha preso una colossale sbandata? Trecentosessantacinque giorni dopo, siamo qui per offrire il nostro verdetto sul "nuovo corso" che la console ha, almeno in teoria, inaugurato. In tutto naturalmente in esclusiva per i lettori di GoPSP.it
Buona lettura!

Introduzione & Caratteristiche


La PlayStation Portable Go! è stata annunciata il 2 giugno 2009 in occasione della manifestazione losangelina dell'E3, una delle più importanti al mondo, e giustamente definita "il segreto peggio mantenuto dell'industria" per via della diligente opera di divulgazione da parte di talpe e blog online a tema. Per più di un motivo, tutti gli astanti sono rimasti notevolmente sorpresi al momento dell'annuncio, sia per la particolarissima estetica qui sopra visibile che per altri dettagli decisamente meno triviali.
Come di consueto dunque, vediamo cosa offre di preciso sul piano tecnico questa macchina, così come riportato da Sony nella documentazione fornita a giornalisti e rivenditori e qui di seguito riassunto:

CITAZIONE
  • Nome: PlayStation Portable Go!
  • Generazione: settima
  • CPU: MIPS@333Mhz
  • RAM: 64Mbytes
  • Memoria: 16 Gbyte di memoria flash interna, supporto a schede di memoria Memory Stick Micro M2
  • Schermo: singolo TFT LCD da 3,25"
  • Periferiche di input: D-Pad, pulsantiera a 8 tasti (4 face buttons, 2 dorsali, START-SELECT), analog hub
  • Batteria: 3,7v CC agli ioni di litio (LiOn), 930mAh, non rimovibile (ufficialmente)
  • Connettività: WEP, WPA, WPA2 (sia TKIP che AES), Bluetooth 2.1 con EDR, USB (connettore proprietario)

A questo, si aggiungono i consueti dati di circostanza su come la PSP Go (da ora in avanti Go) sia più piccola del 35% e più leggera del 16% rispetto alla già compatta PSP-3000, ma si suppone questo venga da sè, se si considera il particolare form factor.
Già, il design: questo spicca immediatamente fra tutti i vari tecnicismi: addio al caro vecchio mattoncino allungato, ecco una curiosa console a scorrimento, che ricorda molto da vicino cellulari e palmari piuttosto che macchine da intrattenimento, ma se Nintendo ha introdotto un design "a portacipria" col suo GBA SP, non vi è da stupirsi troppo. E dunque, probabilmente facendosi ispirare dal MyLO prodotto da Sony stessa, ecco che lo schermo occupa la metà superiore, sotto cui la pulsantiera di controllo è nascosta con ogni suo elemento accolto in infossature circolari della scocca, dettagli su cui torneremo nel corso dell'articolo.

Tornando invece al comparto tecnico, notiamo subito che i cambiamenti, proprio come nel Nintendo DSi uscito quasi un anno fa, vi è un precario equilibrio di aggiunte e rimozioni, oppure di nulla di fatto - ne sono esempio il processore e la RAM, che rimangono invariati rispetto alle altre componenti della famiglia PSP, così come il sistema di controllo che non considera le invocazioni dei giocatori e non include il tanto desiderato secondo stick analogico. A fare la loro comparsa sul portatile invece sono le possibilità di interazione con altro hardware garantite dalla radio Bluetooth, compatibile col recentissimo standard 2.1 EDR (Enhanced Data Rate) e già predisposta alla connessione con cellulari, cuffie/auricolari nonchè con la Playstation 3 e controller DualShock 3, infine una generosa memoria flash da ben sedici gigabyte che rende fruibili fin da subito le funzioni multimediali della PSP - inclusa la possibilità di salvare i propri progressi nei giochi, sia chiaro.
E adesso, le cattive notizie: memoria interna tanta, niente UMD. Ebbene si, a fare scalpore fu ed è ancora la natura completamente online della Go, che ripudia il formato tanto voluto proprio da Sony come standard per la distribuzione di "piccoli" contenuti (uno dei clamorosissimi flop di cui nell'introduzione, non diversamente dal vecchio miniDisc); ogni tipo di software andrà acquistato tramite PlayStation Network oppure appositi codici venduti in negozio da redimere tramite il menzionato servizio, essenzialmente tagliando fuori tutti coloro che ora vedranno nella loro immensa collezione di giochi solo costosi fermalibri. Altra nota dolente è la riduzione di mezzo pollice della diagonale dello schermo, ma nulla in confronto a note a nostro avviso ben più amare come la batteria non rimovibile (e di capacità inferiore, da 1200 portata a solo 930mAh) e soprattutto il nuovo connettore multifunzione: proprio come i giochi, sarà ora possibile destinare ad usi alternativi tutta la cavetteria PSP in proprio possesso, dato che andrà acquistata ex-novo per essere utilizzabile con la porta presente lungo il margine inferiore della console. E no, sin da ora non reputiamo l'accorpare insieme uscita A/V, USB e ingresso alimentazione una ragione plausibile.
A chiudere la parata delle novità il prezzo di lancio: 249,99€ nella grande distribuzione, al netto di offerte speciali di sorta. Inutile dire che i più hanno avuto un flashback di Ken Kutaragi al lancio della PS3. Il tempo ha dato loro ragione vedendo la nuova nata di Sony discendere vertiginosamente di prezzo sin sotto la soglia dei 200 bigliettoni.

Come è tradizione per le nostre recensioni ed i nostri articoli, l'approccio che utilizzeremo sarà di massimo rigore: al contrario dei testi circolanti in Rete o sulle riviste patinate, è nostra intenzione dare una visione il più possibile precisa ed accurata sulla macchina, esaminando con una dovizia di particolari vicina alla pignoleria e senza preoccuparci di essere brutalmente onesti, se necessario. Il nostro scopo è porre sotto la lente di ingrandimento ogni dettaglio, dal più triviale al più importante di modo tale che sia il lettore a formulare il proprio giudizio sulla console, non noi, sebbene terremo in attenta considerazione tutti i più recenti sviluppi e della scena hacking e del panorama mondiale dell'e-entertainment.
Per i test, adopereremo una PlayStation Portable Go! mod. N-1004 PB proveniente dal primo batch di unità consegnate sul suolo italiano e dunque pienamente considerabile una console day-one; di nuovo sottolineiamo che è compito del lettore pronunciare il giudizio finale, che in questa recensione non verrà fornito.

Ma ora, andiamo a cominciare.


--------------------
Just keep tryin'
Keep on flyin'
I will be the light...

- from Last Exile: Cloud Age Symphony -


Togisumasareta tsume wo hate ima kagayaku tame ni sono kiba wo muke...
Shiren wa norikoerarenai hito ni osoikakari wa shinai!

- from Megaman X8: Wild Fang -


Se il mio PSN-ID è vuoto, non supponete io sia un nintendaro. Il MegaDrive continua a rullare.



Pensieri sparsi su tutto e tutti, DS compreso - The SoulForge

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Messaggio #2 messaggio Tuesday 21 September 2010 - 21:26
Primo Contatto




Come sempre, i ragazzi di GlobalTecno sono stati assolutamente impeccabili: neanche due giorni dopo l'uscita nei negozi, ecco un aitante giovane in tuta arancione affacciarsi al portone della Redazione e consegnarci la voluminosa busta in plastica contenente il campione che andremo ad esaminare nel prosieguo di questo articolo. Data l'alta tecnologia da sempre vanto della linea PSP, non deve stupire se, rimosso l'involucro, troviamo una seconda busta in cartone foderato, a sua volta contenente un robusto ed accurato avvolgimento di plastica a bolle. Abbandonate (a malincuore) le nostre fidate forbici, andiamo con la massima delicatezza a rimuovere il nastro adesivo e, finalmente, a liberare la nostra PlayStation Portable Go.


Non possiamo certo dire che Sony abbia tradito le sue stesse tradizioni: pur utilizzando il nuovo impianto grafico introdotto con la PlayStation 3 Slim, in perfetta linea col passato è invece la forma della confezione: un compattissimo scatolotto da 17x13,8x8,5cm di dimensione e dal notevole peso di circa 510 grammi, sempre realizzato col buon vecchio cartoncino lucido che abbiamo già visto nei precedenti modelli, che di contro vedevano imballi più sottili e slanciati (salvo le infinite edizioni speciali); fin da ora possiamo sottolineare un evidente senso di cura e solidità, ma andiamo avanti.


Osserviamo con maggiore attenzione la scatola, stampata su ogni suo lato, iniziando dal fronte e dal retro che abbiamo qui mostrato in fotografia.
Sul fronte campeggia, logicamente, la PSP Go in tutta la sua bellezza: come abbiamo già detto, l'impostazione grafica complessiva è quella oramai adottata su tutti i prodotti gaming di Sony, ove la console appare nella sua configurazione "aperta" e con una schermata dimostrativa del sistema operativo, mentre lo sfondo è un bianco candido attraversato da una banda decorata con l'elegante disegno "ad onde" tipico della Xross Media Bar (XMB), ovvero l'interfaccia utente proprietaria di Sony. Il contrasto cromatico fra sfondo e tonalità di blu-viola accentuano ulteriormente un senso complessivo di pulizia e finezza, pur mantenendo l'essenzialità delle informazioni fornite; gli angoli superiori presentano l'immancabile logo SONY ed il monogramma PlayStation (che, vi anticipiamo già non senza una certa dose di ironia, sono ripetuti ovunque sia disponibile un centimetro di spazio vuoto), mentre lungo il margine inferiore sono allineati il nome della console - che, curiosamente, viene capitalizzata come PSP go - in caratteri cubitali, il logo del PlayStation Network su cui effettivamente questo apparecchio si fonda come vedremo, infine viene ricordata la generosissima quantità di spazio concessa all'utente rispetto ai modelli precedenti ed alla concorrenza: 16Gbytes. A tutto dire, la poesia viene rovinata dal solito "pasticcio pubblicitario", costituito da un piccolo box violaceo dove, in cinque lingue (!), viene decantato essere "Il sistema PSP© più piccolo e leggero mai realizzato" (sic). Si, anche questo in fondo è Sony.

Passando invece al retro, si sprofonda tutto sommato nella noia: la livrea completamente bianca è quasi nascosta da una fitta coltre di scritture che noi stessi ammettiamo essere prime candidate a non essere lette una singola volta. Per dovere di cronaca e precisione, tuttavia, andiamo ad esaminarle: dall'angolo superiore sinistro procedendo verso il basso, troviamo innanzitutto l'elenco del contenuto della confezione, che anticipiamo non comprendere il cavo di uscita video che alcuni (come il sottoscritto) invocano venir incluso sin dai tempi della Slim&Lite, seguito poi da una serie di avvertenze in più lingue che, francamente, andrebbero decisamente lette dai potenziali acquirenti. Nella fattispecie, sono segnalati i tre punti che separano una Go da una comune PSP, ovvero l'incompatibilità con gli accessori finora prodotti (di cui discuteremo in seguito), la mancanza del lettore UMD e l'obbligatorietà di disporre di una connessione wireless (WLAN) per ottenere il software di gioco, cosa parzialmente bypassabile con Media Go. Lasciando a dopo i commenti su questi due punti, concludiamo l'esame rilevando le classiche notifiche sull'epilessia ed i problemi di salute potenzialmente connessi con l'utilizzo di apparecchiature da gioco elettronico, le note commerciali - anche se ci chiediamo chi mai intenda "trarre profitto commerciale" o affittare il proprio, costoso sistema PSP - e relative alla disponibilità del PlayStation Network, chiudendo con il logo SCE (Sony Computer Entertainment) e l'indirizzo del minisito dedicato al brand Playstation. A nostra opinione sarebbe stato auspicabile aumentare la dimensione del carattere e/o sottolineare meglio i dettagli di cui sopra, ma se non altro note in legalese e ovvietà assortite sono molto meno invadenti che non sui sistemi Nintendo.


Una brevissima carrellata sui lati destro e sinistro, molto più poveri di informazioni, o almeno di informazioni non pubblicitarie. Se a destra troviamo sostanzialmente una ripetizione dell'impostazione già vista sul fronte, con l'aggiunta nell'angolo inferiore sinistro della dicitura relativa al modello hardware - PSP-N1004 - ed al colore della scocca - nel nostro caso, "PB" ovvero Piano Black - a sinistra continua la celebrazione delle potenzialità del sistema Go, ove notiamo che la mancanza di UMD insieme alla generosissima memoria interna sono usate come bandiera di un modo di vivere l'entertaining elettronico completamente nuovo, tant'è che anche il vecchio motto PSP, "The whole world in your hands" ("Tutto il tuo mondo nelle tue mani") viene aggiornato con un "... and now in your pocket" ("...ed ora nella tua tasca"); sarebbe il caso di segnalare all'ideatore che anche le vecchie PSP entravano comodamente nella tasca dei jeans, ma la cosa ci ha divertito sufficientemente da chiudere un occhio. Tralasciando l'ironia, apprezziamo che sia stata segnalata l'inclusione di Media Go, risposta Sony ad iTunes che permette di sfogliare il catalogo online senza necessariamente dover connettervicisi da una PS3 o PSP: basta inserire il CD in un computer, inserire i propri dati al termine dell'installazione e via, tutto il software del PS Store è a nostra disposizione.


L'esiguo spazio presente sul lato superiore accoglie tutto quanto era prima distribuito o sul lato posteriore o laterale nelle precedenti PSP: parliamo dei necessari loghi che certificano le molte connessioni a disposizione della PSP Go, ovvero (nell'ordine in cui compaiono) l'immancabile Memory Stick nella sua variante micro M2 e sempre con supporto al MagicGate Sony, l'USB in standard 2.0, il protocollo 802.11b per la comunicazione senza fili WiFi, ed infine la grande new entry, ovvero il Bluetooth nella recentissima implementazione 2.1 con EDR. Appena sotto, notiamo monogrammi di scarso interesse, come la certificazione CE o la riciclabilità e fragilità del prodotto, seguiti a ruota da un'ennesima dicitura della livrea della scocca; procedendo ulteriormente verso destra, è possibile notare la regione della console (nel nostro caso, ovviamente Regione 2), i codici modello e il barcode per la gestione di magazzino.
La metà superiore presenta invece, a destra, il grosso adesivo con i codici identificativi univoci dell'unità, necessari ad esempio per le operazioni di assistenza, oltre che l'utile conferma che il sistema di alimentazione è quello relativo alla nostra beneamata corrente alternata a 220v. Spunta anche, nell'angolo a sinistra, la dicitura CEL che prevediamo giocare un ruolo importante in futuro, visto il gioco a rimpiattino che da sempre si instaura fra Sony con le sue revisioni hardware e i guru dell'hacking con i loro Custom Firmware ed inesauribili scorte di exploit. Concludiamo segnalando solo una piccola curiosità, ovvero la lista di stati in cui è concesso usare la nostra PSP Go: no, nemmeno noi riusciamo a comprendere quale male potrebbe fare mai un videogioco, salvo alcune proposte ironiche della Redazione...


Abbiamo già detto che la confezione di questa PSP Go ci risulta alquanto solida, ed in effetti così è: per riuscire a rompere il sigillo sulla linguetta di chiusura lungo il margine inferiore ci è voluta una certa pazienza, per poi finalmente disincastrare l'aletta ed avere accesso al contenuto che qui vi mostriamo.
Ancora, nulla è cambiato dagli imballi delle precedenti PSP, ripresentando un sistema di divisori in cartoncino pieghettato che scandiscono lo spazio interno in un vano inferiore su cui viene mantenuta sospesa la console. Essenziale e pratico, ma forse un pò anacronistico rispetto ad altre soluzioni che abbiamo visto, non per ultima quella del Nintendo DSi.




Ed ecco cosa salta fuori una volta terminato di svuotare l'imballo, ovvero due manuali utente, un plico contenente altra documentazione che andremo ad esaminare a brevissimo, il celebre cavetto USB, relativo adattatore per l'alimentazione di rete, una custodia contenente una versione abbastanza recente di Media Go© ed infine, ovviamente, la nostra PSP Go. Come di consueto, vediamo con maggior dettaglio cosa Sony ha da offrirci.


Iniziamo proprio dal cartaceo, precisamente dai manuali: nella confezione si trovano due corposi volumetti da 118 pagine ciascuno stampati su carta semplice (a dire il vero un pò scadente) con le istruzioni d'uso in quattro lingue accorpate in coppie (inglese/italiano e francese/tedesco rispettivamente). Non possiamo certo eccepire sull'abilità degli addetti alla documentazione di Sony: in cinquantacinque pagine, è concentrato un ottimo percorso che porta il profano alla conoscenza degli elementi più importanti della propria macchina da gioco, fino ovviamente ai passi che gli consentono di approcciare il nuovo sistema di distribuzione digitale che, a conti fatti, è l'unico modo per ottenere il proprio software come abbiamo già sottolineato. Ottimo anche il corredo di immagini, utile a coloro abituati ad altri hardware più semplicistici, così come i brevi capitoli deputati a delineare l'installazione di Media Go© e la connessione alla propria PlayStation 3 per le funzioni di Remote Play, sebbene entrambi rimandino - giustamente - alla documentazione dedicata; molto meno comprensibile è invece la mancanza di dettagli su alcune funzioni più avanzate, forse vero fiore all'occhiello della macchina, come Skype, il lettore di feed RSS, le miriadi di impostazioni, il browser Internet e le nuove capacità Bluetooth, anche se va notata la presenza di un manuale online accessibile direttamente dalla XMB, mentre la configurazione dell'accesso alla rete è coperto nel cartaceo, il che è un bene considerando come tali funzioni "accessorie" siano vere e proprie perle a contorno della funzione ludica della PSP.




Oltre ai manuali, troviamo anche un piccolo plico: aprendolo, sfortunatamente non uscirà un tagliandino con un codice da 250 stelle, bensì un foglio di notevoli dimensioni necessario sempre a fini di legge per via di alcune funzioni della macchina, in primis il WiFi - comincia a diventare evidente la cura di Sony nel mettersi al riparo da azioni legali, considerando l'inesistenza di controparti nei sistemi d'altra marca - ed il solito depliant, di una disarmante essenzialità ma dai colori piuttosto brillanti, tutto dedicato al Playstation Network, ove veniamo invitati a registrarci per ottenere accesso alla mole di contenuti propostici da Sony.
I giochi, ad esempio.




Ovviamente, non manchiamo di menzionare il necessario CD di installazione di Media Go©, che francamente per noi rappresenta quasi un tuffo nel passato: bustina in cartoncino, color argento, caratteri neri, semplicità ed essenzialità all'estremo; sembra di essere di nuovo immersi nelle vecchie campagne pubblicitarie Sony, quando "go create" era il motto di una linea di prodotti costosi ma decisamente il top della loro categoria. Non vi è molto da dire, in verità, se non che la versione 1.1 quivi contenuta è già obsoleta, sostituita dalla 1.5 che migliora proprio il supporto a questa console, senza contare novità come il SenseMe introdotto nel firmware 6.10 di cui discuteremo in seguito. Ci sentiremmo comunque di consigliare l'installazione del software, in quanto parte integrante dell'esperienza che la PSP Go offre ai propri utilizzatori: nella fattispecie, alla gestione della propria libreria audiovideo si unisce un eccellente browser integrato per la navigazione del Playstation Store, con la possibilità di scaricare e trasferire su console qualsiasi tipo di contenuto senza dover fare a pugni con velocità di trasferimento tutto sommato basse via WiFi, lunghi tempi di installazione, incompatibilità firmware ed altre amenità con cui talvolta ci si trova a dover fare a pugni. Peraltro, la fattura del software è pregevolissima, non certo inferiore alla controparte Apple.






Arriviamo ora al cavo USB, che abbiamo prima definito "celebre": a prima vista, questo è un semplice cavo da un metro come se ne vedono tanti nei negozi di elettronica ed acclusi a gadget tecnologici in genere, eppure ecco che mentre un capo è provvisto del tradizionale connettore B maschio, all'altro compare quello proprietario di Sony per la nuova porta di I/O universale presente sulla PSP Go.
Prevedibilmente recante inciso il monogramma PlayStation sul grip in plastica, questo connettore appare particolarmente familiare a chi ha avuto modo di osservare i formati proprietari di Apple e Samsung per i loro PMP: parliamo infatti di una sottile piattina metallica entro cui riusciamo a intravedere circa otto connettori, suddivisi in tre gruppetti da 2-2-4 rispettivamente da sinistra a destra: se tanto ci dà tanto, si tratta dei contatti per l'alimentazione ed il trasferimento dati, mentre il resto è presumibilmente riferibile alle funzioni di uscita video presenti sin dai tempi della Slim&Lite. Questo è il metodo più rapido ed elementare per interagire con la propria Playstation Go, potendo sia venire utilizzato come cavetto per ricarica, sia per la gestione della memoria interna alla macchina, sia per un mix dei due - naturalmente, in modalità USB non potrete giocare, ascoltare musica o altro, ma se avete a casa un lettore MP3 di buona marca, lo avrete già preventivato.
Tornando a noi, il cavo è francamente di buona qualità, spesso e ben isolato tramite guaina, mantenendosi duttile e resistente agli stress meccanici; di meglio abbiamo solo visto alcuni cavetti Samsung, oltre naturalmente a quelli PC che sono comunque destinati ad usi più intensi; spicca in particolare la conformazione del terminale B maschio ad una estremità, la cui plastica presenta una scanalatura per lato di diversa larghezza. A cosa possa servire? Lo vedremo fra poco.
Non c'è nulla da eccepire, se non appunto il connettore proprietario, facente parte di un leit-motiv già collaudato da parte di Sony/Apple/etc. di cercare di far cassa anche sugli accessori più basilari dell'apparecchiatura, senza contare che la scomparsa del miniB rende assolutamente inutili tutti gli accessori progettati per i precedenti modelli (fotocamera, GPS, eccetera). E' disponibile un adattatore, certo, ma ben ricorderete come sia a dir poco antiestetico e farraginoso nell'utilizzo: ci chiediamo se 14$ valgano la delusione degli acquirenti e dei fan, tanto è il prezzo americano del connettore - che sale a circa 30$ per quello Audio/Video, anch'esso specifico. Naturalmente, per i prezzi nostrani una conversione 1:1 è d'obbligo.




Questo comportamento paradossale dei tecnici Sony si estende persino all'alimentatore, qui mostrato in foto. L'N104 è decisamente più compatto del suo predecessore, leggero e maneggevole (le dimensioni sono circa 8,5x3,3x2cm) con una scocca in ABS ben realizzata e dall'estetica piacevole, ovviamente con i sempre presenti marchi Sony/PSP/PS incisi. Forse mancheranno le geniali soluzioni del caricabatterie DSi giapponese, ma il lavoro di Sony è pienamente soddisfacente: abbiamo qui un ben realizzato alimentatore da presa a muro con output di 5V, sul cui lato inferiore si apre la fessura per connettore USB-B maschio. Che è anche dove si svela l'inghippo.
Come già evidente, una delle mire del produttore è fare in modo che la PSP Go sfrutti per quanto più possibile accessori proprietari e dunque passibili di generare introiti, cosa che raggiunge livelli talora assurdi, come qui: sono visibili infatti due protuberanze all'interno della scanalatura, disegnate per scorrere nei solchi presenti sul connettore del cavetto da noi descritto prima. E' vero che la loro funzione primaria è quella di facilitare il corretto orientamento del connettore, ma non è trascurabile la secondaria, ovvero evitare che possa essere usato un comune caricabatterie per iPod o antenna GPS, ad esempio, e viceversa. Di nuovo, ci permettiamo di considerare ciò un assurdo bello e buono, considerando anche come chiunque possa optare di usare un comunissimo computer piuttosto che sborsare la cifra necessaria al ricambio.
Ciò nonostante, manteniamo la valutazione pienamente positiva di questo accessorio, di cui abbiamo ammirato la facilità di trasporto durante svariati spostamenti nel corso dei test e che potete constatare anche voi nel raffronto con il mattoncino precedentemente fornito in dotazione.


E finalmente, andiamo a prendere in mano la reale protagonista di questo articolo: la PlayStation Portable Go. Stavolta, Sony ha pensato ad un imballo molto particolare: un sottile ma robusto foglio di plastica chiara avvolge strettamente la console, aderendovi grazie alle interazioni elettrostatiche con la scocca esterna. Purtroppo, la sua funzione termina nel momento stesso in cui si procede a rimuoverla, non essendo stata pensata per un uso a lungo termine ed essendo tenuta insieme sostanzialmente solo da tre striscioline di nastro adesivo.
13x7cm ed appena 2cm di spessore: ecco le nuove dimensioni del divertimento secondo la casa nipponica, racchiuso in nemmeno 151 grammi. E' inutile girarci intorno, il primo impatto è a dir poco impressionante; la Go è leggera, straordinariamente compatta, un vero piacere al tatto con la sua scocca in ABS e la finitura lucida simil-laccato, più simile ad un palmare o PMP di fascia alta che non ad una macchina da gioco, è sicuramente distante in termini di appariscenza dal lingotto nero di cinque anni fa. Se c'è una cosa su cui non si possono muovere critiche a Sony è l'aura di classe ed eleganza che permea i suoi prodotti - salvo forse gli ultimi Bravia, ma stiamo divagando.
Sottolineiamo immediatamente che nulla è cambiato in termini di pulizia: chi odia impronte e pulviscolo, si armi di un nutrito numero di panni in microfibra e la pazienza di pulire la propria PSP Go dopo praticamente ogni utilizzo; di rivestimenti oleofobici in stile Apple nemmeno l'ombra, con la livrea nera che presto si coprirà di tracce e sbavature, comunque innocue se si effettua regolare manutenzione sulla macchina e, soprattutto, si utilizza una buona pellicola salvaschermo (naturalmente offerta da Sony al giusto prezzo, e si, stiamo facendo un filo d'ironia caustica).


Tornando a noi, esaminiamo ora la macchina con maggior cura, cominciando dal fronte. Come è possibile osservare nei nostri scatti, le parole chiave sono essenzialità e pulizia. A occupare il 96% della superficie, appartenente interamente alla parte superiore della struttura a slide (che Sony chiama "pannello visore"), è lo schermo TFT LCD retroilluminato da 3,8" che si presenta non molto dissimile da quanto visto nei precedenti modelli, ovverosia separato dal resto della struttura tramite un solco poco profondo, che in realtà circonda anche una sottile strisciolina nera recante il classico logo argentato PSP. E' assolutamente tangibile la differenza con il piacevolissimo "widescreen" presente sulle precedenti versioni, con la struttura complessiva e le esigenze tecniche che ne impone un ridimensionamento lungo la diagonale con un aspetto più slanciato in verticale che non in orizzontale, facendo sentire particolarmente il quasi mezzo pollice in meno - ma su questo torneremo in seguito. Nella nostra colorazione nera, la transizione fra area visuale e scocca è indolore ed evidente solo ad attenta osservazione, i riflessi lucidi interrotti solo dalle scanalature già descritte; sfortunatamente, confermiamo la tendenza anche qui ad attrarre morbosamente polvere e grasso al minimo sfioramento, come anche per il resto delle plastiche. Ai lati, a circa due terzi d'altezza, notiamo una coppia di quattro fori, sotto cui sono posti i piccoli altoparlanti del sistema; sopra di essi, una spia per lato: a sinistra ritroviamo l'indicatore di stato per la trasmissione dati in wireless, di colore verde, mentre a destra il suo equivalente per la trasmissione dati tramite protocollo Bluetooth, di scontato colore blu. Infine, nell'angolo inferiore sinistro notiamo il nuovo tasto Home, o PS se preferite, ora foggiato a lettera D e con la stessa struttura di "trasparenza" che caratterizzava i vecchi tasti dorsali.


Capovolgendo la console, salta immediatamente all'occhio cosa dovrebbe esserci ed invece non è più lì: parliamo del grande cerchio argentato che indicava il vano UMD, reso inutile dalla rimozione del drive stesso. Al suo posto, troviamo a tutto campo il logo PSP circondato da due semilune di materiale gommoso, ben rilevate ed antiscivolo, chiaramente intese come superfici d'appoggio e come grip per le dita del giocatore; la scelta è felice e necessaria, come vedremo oltre. Il margine superiore perde l'incavatura dello sportellino, ma guadagna l'estetica del logo Sony, mentre vorremmo soffermare l'attenzione del lettore sulle quattro viti a stella ai vertici delle strisce antiscivolo.
Ci riserviamo di discutere lo spinoso problema batteria più in là, tuttavia si tengano ben presenti questi punti ed il fatto che si tratti di semplici viti a stella: sono l'unico modo per accedere alla parte posteriore della scheda madre, ove essa è alloggiata. Nell'eventualità produttori di terze parti dovessero ovviare agli incomprensibili errori di progettazione Sony fornendo batterie compatibili, sarà necessario disassemblare questa metà della scocca per tentare una sostituzione: appena al di sotto è infatti possibile vedere sia la fonte di energia sia un grosso sigillo di sicurezza, del peggior tipo ovviamente - pronto a stampare la parola VOID su uno dei chip e sulla piastra. Tuttavia, la punta di un taglierino è sufficiente a sollevare il lembo superiore destro quel tanto che basta da vedere un banalissimo connettore da sfilare senza rischi per la propria garanzia. Ma ripetiamo, ciò è totalmente ipotetico, vista la giovanissima età dell'hardware, e pertanto non approfondiremo nè mostreremo in dettaglio la procedura, che non vale ancora il rischio di perdere la garanzia!


Assolutamente scarno è il margine inferiore della Go, sostanzialmente la classica strisciolina a rifinitura argento, che ospita soltanto il jack standard da 3,5mm per cuffie e la porta multifunzione proprietaria, separate dal solito adesivo riguardo i rischi di un volume troppo elevato, oramai trito e ritrito ma che vi invitiamo ad osservare scrupolosamente per la vostra salute, anche considerando che il livello di volume di questa PSP potrebbe indurre molti utilizzatori a preferire un buon paio di auricolari che non gli speaker della console. In ultimo, il margine sinistro si incurva a formare l'anellino, di pertinenza della metà inferiore dello slide, a cui attaccare ciondoli, lanyard o quant'altro vogliate, mentre a breve parleremo della visibile fessura che separa tali metà.




Passiamo ora al margine superiore, che mostra palesi i segni del restyling effettuato da Sony.
Come di consueto, agli angoli notiamo i due tasti dorsali L e R, mentre avvicinandoci al centro e da sinistra a destra notiamo il tasto illuminazione, il rocker del volume (anche qui con regolazione digitale) ed il tasto di gestione del sonoro, nonchè le due viti che mantengono al suo posto il trim argentato. In particolare, i due tasti dorsali perdono l'elegante finitura "simil cristallo" che caratterizzava le PSP classiche, optando per un più classico ma per niente più sobrio look argentato: personalmente preferiamo il primo, ma il fascino della cromatura è innegabile. Sfortunatamente, non sappiamo quanto la scelta di Sony possa pagare, salvo utilizzo di materiali di ottima qualità, infatti sono bastati pochi minuti manipolando la macchina per lasciare sulla superficie lucida chiare e nette impronte digitali, costringendoci a mettere mano al panno morbido; altro dettaglio ben visibile girando la console è che la rifinitura si ferma alla parte visibile di ciascun tasto, mentre il lato inferiore mostra la più plasticosa colorazione grigia di base. Per appagante che sia alla vista, quanto può resistere all'uso prolungato ed a grasso e sudore questa nuova incarnazione dei dorsali? Inoltre, le più piccole molle impiegate nel meccanismo rendono tangibile il comunque buono ma diminuito feedback alla pressione.
Passando oltre, i tasti che andiamo a ritrovare altri non sono che quelli resi orfani dalla scomparsa della loro precedente locazione sotto il display. Il tasto display ci permette, tramite pressioni sequenziali, di scegliere fra i quattro livelli di illuminazione dell'LCD (il quarto disponibile, causa notevole dispendio energetico, solo se la PSP è collegata ad una fonte di alimentazione), di spegnerlo in toto per risparmiare batteria premendolo per più di un secondo (lo stesso comportamento è seguito in automatico dalla console dopo un intervallo di inutilizzo impostato da menù di configurazione e viene annullato dalla pressione di qualsiasi tasto) oppure di passare all'eventuale sorgente esterna collegata tramite cavo A/V se la pressione supera i cinque secondi.
Molto particolare l'utilizzo del tasto audio: la sua pressione per oltre un secondo, prevedibilmente, disattiva l'output audio della macchina, mentre una breve pressione permette di scegliere fra quattro equalizzazioni standard - HEAVY->POPS->JAZZ->UNIQUE - e naturalmente la disattivazione di questa peculiare caratteristica, che diviene automatica non appena si lancia un gioco. Inoltre, se la pressione si prolunga per oltre cinque secondi e vi è un dispositivo audio Bluetooth collegato, esso verrà utilizzato come uscita audio esterna, molto utile se ci si ritrova cuffie stereo wireless.
Sul rocker del volume non scriviamo nulla essendo chiara la sua funzione: ci limitiamo ad apprezzare la buona distanza fra le due estremità che annullano la possibilità di sbagliare scelta - considerando che esso viene nascosto, durante l'utilizzo, dal pannello visore - ma che presenta proprio come tutti gli altri la stessa brevissima corsa. Un punto che ritroveremo nella descrizione della pulsantiera è che pur di non rovinare l'estetica complessiva i tecnici Sony hanno preferito rendere la superficie liscia incavando i bottoni, cosa che rende difficoltoso operarvi qualosa si abbiano mani di taglia medio-grande o comunque polpastrelli ampli.


Sul lato sinistro della macchina troviamo la nuova sistemazione dell'interruttore di pertinenza della scheda wireless integrata, di classe b, sempre a due posizioni per acceso/spento nell'angolo inferiore, mentre all'opposto vi è lo slot per il nuovo formato memorie, ovvero le Memory Stick Micro M2. E lasciatecelo dire, il design è quanto di più orrendo si sia visto dopo i primi catastrofici tentativi di LG.
Dimenticate l'ampio e robusto sportellino delle precedenti PSP: ora è necessario usare il bordo di un'unghia per disincastrarne il perno flessibile posto lungo il lato breve inferiore, per poi far ruotare il tutto su un microscopico perno e liberare quel tanto di spazio che basta per operare sulla memoria. Siamo pronti ad accettare scommesse su quanto in breve tale marchingegno si romperà nelle mani del giocatore: la flessibilità del perno è notevole, ma il tutto trasmette quella sensazione di voler andare in frantumi da un momento all'altro, rendendo ogni azione un breve momento di panico - sarebbe stato tanto grave riadattare il vecchio design? Dati i 16Gb interni, ci sentiremmo di consigliare ai lettori di non toccare affatto il coperchietto (salvo scopi particolari o disperato bisogno dello spazio extra), anche per un motivo che ci risulta decisamente incomprensibile: le M3 erano le Memory Stick realizzate da Sony per contrastare lo strapotere microSD in campo gadget portatili, al punto da essere il formato standard sui cellulari a marchio Sony-Ericsson... che ora hanno deciso di dare una brusca sterzata e "passare al nemico" con i nuovi prodotti. Lungi da noi fare supposizioni, ma vista la fortuna di Sony coi formati proprietari, UMD compreso, una buona microSD sarebbe stata decisamente gradita, senza voler a tutti i costi aggrapparsi a quel MagicGate che già si è dimostrato inefficiente, farraginoso e totalmente inutile se non ad appagare il desiderio smanioso di un sistema DRM (Digital Rights Management, in breve i più classici sistemi anticopia) poi resosi ridicolo già ai primi exploit di Dark_Alex. Ma lungi da noi minare lo schema anticopia, ci saremmo accontentati anche delle care vecchie Pro Duo.


Decisamente più scarno il margine destro della macchina, che presenta solo il tasto d'accensione a tre posizioni per rispettivamente accendere/spegnere/ibernare la PSP e bloccarne la responsività ai tasti: spostandolo verso l'alto si accenderà la console oppure si manderà in ibernazione (sleep mode), mantenendolo in posizione alta per cinque secondi si spegnerà completamente l'unità, spingendolo verso il basso fino allo scatto si innesterà il blocco - ovviamente software, la PSP rimarrà regolarmente accesa. Ricordiamo che l'ibernazione consente di poter riaccendere la macchina in brevissimo tempo, ma verrà continuamente consumata una piccola quantità di energia; inoltre, in questa Go si potrà evitare l'uso in questo senso del pulsante semplicemente facendo scorrere il pannello visore verso l'alto.

In ultimo luogo, segnaliamo la nuova posizione delle spie dell'accesso alla Memory Stick e dello stato alimentazione: entrambe sono accolte in piccole incavature a metà del trim argentato di ciascun margine, la prima (arancione) a sinistra e la seconda a destra (quest'ultima sarà verde per regolare alimentazione, verde lampeggiante per batteria sotto il 6%, arancione per batteria in carica).




Si sa, i meccanismi a slide danno un che di eleganza e stile, ma sono anche sinonimo di rotture piuttosto rapide: esamineremo questo aspetto tra pochissimo, intanto però consigliamo ai lettori di aprire il pannello visore della Go semplicemente apponendo i pollici nello spazio appena sotto i fori degli altoparlanti e facendo scorrere verso l'alto il tutto, esercitando lieve pressione ed aiutandosi con le gommature della scocca posteriore, il procedimento inverso invece è raccomandato per la chiusura; una lieve pressione sui vertici del pannello visore e l'accompagnamento fino a fine corsa dello slide saranno sufficienti a salvaguardare la propria PSP.
Tornando alla nostra recensione, la Go raggiunge i 10cm di larghezza una volta aperta, mostrando il nuovo layout della pulsantiera di controllo che ora andiamo a descrivere. La scansione generale è di una piastra liscia di semplice ABS non rifinito, in tono con la scocca esterna, su cui si aprono quattro incavature circolari di due differenti diametri: le più ampie ed esterne accolgono croce direzionale e tasti azione e sono decorate da un trim argento lucido analogo a quanto visto per i tasti dorsali e sul coperchio dei vecchi vani UMD, mentre la rimanente coppia è notevolmente più piccola e delimita gli spazi per l'hub a sinistra e START-SELECT a destra. Ogni pulsante è un plastica liscia, brillante e piacevole al tatto, con grafica sostanzialmente identica a quanto già visto nei modelli classici di PSP, ma ora distanziati e sagomati per non interferire con il pannello visore.
Per tutti coloro che lamentavano scomodità con pulsantiere più piccole, come ad esempio quelle delle console Nintendo, qui la situazione non migliorerà certo: paradossalmente sono proprio START e SELECT ad aver ricevuto maggior beneficio nella transizione alla serie N1000, che ora si presentano come sottili semicerchi a corsa brevissima, più grandi ma comunque difficoltosi da utilizzare senza un pò di pratica, come vedremo. La croce direzionale mantiene il design già visto in precedenza, con quattro distinti pentagoni allungati a mò di freccia lievemente inclinati dall'alto verso il basso man mano che ci si sposta verso il centro; come già detto, un millimetro di spostamento è sufficiente a far rilevare la pressione dal sistema. Gli appassionati di picchiaduro non avranno che lamentele per questa scelta, apportando i tasti separati e distanziati notevolissime difficoltà nell'esecuzione di movenze di gioco che richiedano la pressione sequenziale di una direzione d'asse (destra/sinistra e su/giù) ed una diagonale, dovendo premere due tasti differenti sostanzialmente in contemporanea, salvo lungimiranza ed abilità dei programmatori del software.
Spostandoci verso destra notiamo l'analog hub, che non subisce variazioni dalle precedenti PSP se non nelle dimensioni e nella corsa complessiva che ora ammontano a 1cm e 3mm rispettivamente (per corsa intendiamo lo spostamento in una data direzione); ancora oltre, un'analoga incavatura ospita i tasti START e SELECT che abbiamo descritto poco fa, su cui facciamo una berve considerazione. Ad un'ispezione attenta infatti si nota che la coppia di tasti non abbia dei fori praticati nella scocca come tutti gli altri, bensì una piccola placchetta di plastica analoga a quella dei pulsanti da cui fuoriescono i sopradetti, questa differenza di stile facilmente riconducibile ad un rumor circolato prima del rilascio delle specifiche ufficiali della macchina, e cioè che Sony stesse considerando le richieste dei giocatori per l'aggiunta di un secondo hub, ricalcando dunque lo storico layout del DualShock. Indubbiamente, ciò avrebbe giovato a titoli come Resistance: Retribution o Syphon Filter, ma avrebbe definitivamente condannato i possessori dei precedenti modelli - già confermati rimanere in vita anche col rilascio della Go - a ritrovarsi in mano con titoli pensati per la nuova console e solo forzosamente adattati alle vecchie. Non ci pronunceremo su ciò, per il semplice motivo che al lettore dovrebbe essere evidente come entrambe le parti abbiano eguale ragione, i giocatori nel desiderare un sistema di controllo più efficiente ed i tecnici Sony nel voler tutelare anche gli acquirenti dei modelli "classici".
Concludiamo riportando la minuscola scanalatura rettangolare fra i due alloggiamenti di cui sopra, entro cui è intravisibile il puntolino del microfono di cui la PSP Go è equipaggiata, per l'uso con Skype™ od altri programmi analoghi in assenza di un microfono esterno collegato tramite jack cuffie.
Arriviamo infine ai face-buttons, o croce-triangolo-quadrato-cerchio se preferite: di diametro pari a mezzo centimetro, trattasi di piccoli ellissoidi in plastica chiara e sfondo nero su cui è presente il simbolo corrispondente, la corsa del tutto analoga a quella del D-Pad così come la spaziatura fra elementi adiacenti; anche questa particolare incavatura della scocca riporta il trim argentato di cui prima detto.


Giriamo l'unità un'ultima volta per conludere on una rapida disussione sul suo aspetto in posizione di apertura: il retro del pannello visore è perfettamente piano, costituito da una placca in plastica matte al cui centro si trova un'incavatura per accogliere la placca metallica recante incise le consuetudinarie specifiche tecniche nonchè il Product ID univoco della macchina e il codice a barre identificativo. Da notare come proprio questi due elementi, incavatura e placca, costituiscano le metà rispettive del binario entro cui scorre la giuntura delle due metà di cui la console si compone; la scelta ci pare in verità alquanto strana e, per certi versi, non del tutto felice. Nello specifico, il meccanismo produce ovviamente attrito, cosa che alla lunga - o anche ai primi utilizzi, a volte, potrebbe causare rotture nello slide; perchè dunque utilizzare il metallo solo in parte anzichè per l'intera assembly? Nuovamente raccomandiamo massima cura e cautela nella gestione di questo aspetto della console, accompagnando il pannello visore ed evitando movimenti di stizza, comuni durante sessioni con giochi come Prinny - Can I really be the hero?.




In ultimo, una rapida carrellata fotografica di raffronto fra la neonata Go e la sua sorella più vetusta e gloriosa, la 1004 "Fat" tanto amata, onde verificare visivamente quanto abbiamo sino ad ora esaminato.

Possiamo ora trarre le somme sul layout della pulsantiera nel complesso, semplicemente raccogliendo le piccole considerazioni già fatte nel corso di questa disamina: abbiamo già sottolineato come la PSP Go non deluda certo per dimensioni, peso, feeling; per essere portatile, è portatile, per poter tranquillamente essere portata appesa al collo o nella tasca dei pantaloni, lo si può fare senza alcun problema sino al punto in cui ci si può dimenticare che sia una console. Una volta aperta e ben soppesata, appare abbastanza evidente come ci sia un leggero sbilanciamento fra le due metà, con l'ovvio peso del pannello visore (dunque batteria, LCD ed assembly in metallo) che non va a controbilanciare l'esigua massa della parte inferiore, contenente la scheda madre e le plastiche della pulsantiera, comunque rimediabile semplicemente utilizzando gli indici per supportare l'area corrispondente alla giunzione fra le metà. Massa minima e spessore ancora inferiore rendono però inusuale e per alcuni stancante afferrare appena 6 millimetri per applicare la forza necessaria a schiacciare i tasti, che a loro volta sono minuscoli e senza un apprezzabile ritorno di forza: il risultato è la sensazione di avere in mano un sottile foglio di cartoncino, quasi un touch screen, su cui dover calibrare attentamente i propri movimenti onde evitare di causare rotture - sensazione avuta dal recensore stesso, dotato di mani medio-piccole. E proprio questo è il difetto cardinale di questa PSP Go, almeno per quanto concerne lo schema di controllo, poichè ridotto feedback e dimensione complessiva possono causare notevoli problemi se ad utilizzarla sono utenti con polpastrelli ampli e/o abituati alle più generose superfici date dalle PSP classiche, a loro volta comode da impugnare anche durante sessioni concitate di gioco. A questo si aggiunge anche una certa scomodità se si tiene conto che i più maniacali vorranno usare gli spazi fra bordo ed incavature per appoggiare i pollici ed evitare prematuri danni da sudore, discorso che estendiamo ai dorsali di cui abbiamo sottolineato la curiosa scelta costruttiva. In breve, l'idea di base del progetto PSP Go ci appare comunque buona, tuttavia il danno maggiore deriva proprio da questa smania di Sony di tagliare al minimo le dimensioni della macchina: la miniaturizzazione a volte appare davvero forzosa, in special modo se si considera che sarebbe stato sufficiente ingrandire i pulsanti ed assegnar loro un maggior ritorno di forza (anche solo in pari con i vecchi modelli), bilanciare leggermente la metà inferiore della macchina e mantenere il vecchio stile dei dorsali per garantire meno timori e scomode posizioni al giocatore e, perchè no, approfittarne per risolvere alcune delle problematiche lamentate nel tempo dagli acquirenti. Sfatiamo tuttavia il mito secondo cui la posizione da assumere affatica rapidamente, essendo si particolare e differente rispetto al grip classico di una PSP, ma non per questo particolarmente scomodo.

Ed ora, prepariamo la nostra nuova PSP Go ad essere accesa, esaminata e sottoposta ai nostri test pratici.


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Just keep tryin'
Keep on flyin'
I will be the light...

- from Last Exile: Cloud Age Symphony -


Togisumasareta tsume wo hate ima kagayaku tame ni sono kiba wo muke...
Shiren wa norikoerarenai hito ni osoikakari wa shinai!

- from Megaman X8: Wild Fang -


Se il mio PSN-ID è vuoto, non supponete io sia un nintendaro. Il MegaDrive continua a rullare.



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